Il romanzo “Non lasciarmi andar via” di Maria Di Lorenzo (Edizioni Marimar) riporta una storia di straordinaria intensità emotiva, scritta con la tecnica del flash back da una scrittrice che sa come regalare emozioni forti ai suoi lettori. Silvana, dopo aver subito un intervento al seno per l’asportazione di un tumore, va in Sicilia a trascorrere il periodo di convalescenza. Sarà come tornare indietro nel tempo dipanando i fili della memoria, un percorso a ritroso che si snoda lentamente aprendo squarci profondi nelle ferite dell’anima.
La morte aleggia, fa sentire la sua presenza inquietante e invita a liberare la coscienza, a sbarazzarsi del pesante fardello dei ricordi molesti. Un romanzo di grande forza introspettiva e a fare da sottofondo i rumori e gli odori arcaici dell’Isola nella prima metà del Novecento, le contraddizioni di questa terra dal fascino particolare, le privazioni, la vita intesa come condanna da espiare. Tutto è peccato. Tutto è proibito. Convenzioni sociali e regole claustrofobiche impongono alle donne di non manifestare i propri sentimenti, di reprimere la propria sessualità. Silvana ha segreti pesanti da custodire: un figlio illegittimo, un travaglio esistenziale che la opprime, un rapporto conflittuale con la figlia, un amore perduto; un uomo sposato controvoglia.
La puntina del grammofono scava solchi profondi che lacerano il cuore e porta alla luce stridenti note di perduta giovinezza. Ci sono tutti gli ingredienti per il grande romanzo psicanalitico. Maria Di Lorenzo usa un ammirevole e non comune generosità di linguaggio, (non scevro da preziosità lessicali) uno stile fluido che apre scenari in cui la riflessione e l’analisi si sviluppano in tensione narrativa.
Il romanzo presenta una struttura propria che dà particolarità alla storia narrata. Attraverso le pagine di questo libro si ha la testimonianza di un percorso interiore esistenziale. Una vita apparentemente rassegnata, costellata di avvenimenti violenti accettati con dolorosa compostezza, ma che in fondo si dibatte per non soccombere. Forse una storia “scomoda” che turba le nostre coscienze, che scuote la nostra indifferenza con forza e ci regala un piccolo patrimonio di emozioni.
Salvo Zappulla